Il progetto artistico si definisce e consolida attraverso un processo dinamico.
La creazione avviene in maniera stratificata tramite linguaggi integrati.
Le azioni connesse, frutto della complessità linguistica, elaborano la biologia delle opere.
Ogni azione come una circolazione polmonare tra inspirazione ed espirazione
Ogni opera come frutto di una sinergia tra spazio, tempo e azione fisica
L’ossigeno è la perfetta metafora per definire il modus operandi di Silvia Piconi. L’apparato del respiro nasconde, sotto la sua fluida naturalità, una complessa macchina organica; in modo simile, le opere dell’artista umbra nascondono un insieme di strategie e azioni che si allineano in una nuova natura olistica. L’inspirazione riguarda l’ideazione, l’elaborazione e la costruzione dell’opera; l’espirazione riguarda, invece, l’inserimento dell’opera in un circuito espositivo, un’offerta di fruizione che rivela il pensiero, l’intimità e le emozioni al mondo esterno.
Inspirare significa ragionare sul processo interno dell’opera, sul suo status estetico e concettuale, sulla struttura eterogenea che la definisce, sul metabolismo ciclico del progetto in generale. Espirare implica una strategia allestitiva, una connessione con l’ambiente esterno, coi fruitori e i luoghi espositivi, con la temporaneità delle mostre e la conservazione in un apparato collezionistico.
L’opera come risultato solido di un flusso respiratorio tra interiorità e mondo reale
Silvia Piconi arriva all’arte visiva attraverso gli studi in psicologia clinica e psicoterapia, con un occhio specialistico sul tema dell’ipnosi. La psiche si conferma soggetto d’indagine privilegiato, un campo terapeutico che si allarga all’espressione corporea e al valore aperto dell’atto creativo. Attraverso un processo sincretico, la Piconi connette scienza, corpo e gesto nei suoi box figurativi dai layer dialoganti. Il primo layer riguarda l’azione performativa in cui l’artista interagisce con le sculture di altri autori, collocate in luoghi aperti di varia tipologia; il secondo layer riguarda i segni pittorici che definiscono le linee energetiche del flusso muscolare; messi in relazione, i due layer fondono spazio e tempo e creano la struttura sintattica dell’opera, registrando nel box la corrispondenza tra spazio, tempo e azione.
A Quantum Experience è un contenitore progettuale, un arcipelago di idee che unisce le isole delle singole mostre. Alla base del processo si pone la natura radiante dell’artista, il suo metabolismo linguistico che agisce tra un piano interiore (psiche, emozioni, azioni) e un piano esteriore (città, relazioni, oggetti). L’attitudine scientifica guida la parte analitica e concettuale, orientando il metodo cognitivo e la produzione di contenuti; la natura performativa esalta parallelamente la liberazione della coscienza, una catarsi che, tramite rilassamento autoipnotico, produce valore oltre il dato estetico.
L’unione tra un corpo dinamico (artista) e una scultura statica (memoria) nasconde molteplici angoli semantici. Intanto va sottolineata la scelta tipologica degli spazi, sempre connotati da un valore primordiale (La Serpara) o da un valore sociologico (Terni con la sua storia industriale e urbanistica, i suoi problemi d’inquinamento e riconversione). Poi conta il modo plastico in cui l’artista si fa scultura e si armonizza con l’opera prescelta, dando una coscienza al gesto aerobico, trovando una narrazione dentro il paesaggio, somatizzando su di sé la memoria dei luoghi. Le sculture in campo non sono certo casuali, al contrario definiscono il contesto storico, la valenza sociologica, l’apparato sentimentale del processo cognitivo. Gli stessi luoghi non sono frutto del caso, al contrario stigmatizzano una frattura del ciclo naturale, una perdita condivisa, un dolore terreno che somiglia alle ferite dell’animo umano.
Anche la pittura segue le linee andamentali delle sue azioni, rivelando una manualità connettiva che fluisce come un’armonia tra campi magnetici. Nel vuoto dei fondi emergono le tracce di un disegno essenziale, privo di intenti decorativi. Un sistema di segni fluidi e sinuosi, colonna vertebrale delle interazioni tra corpo e scultura. Una pittura che ha la stessa indole espressiva delle performance, in costante relazione con lo spazio energetico, un segno aereo e al contempo muscolare, una vibrazione elettrica con l’indole dell’ala di farfalla.
Movimento uno_propulsivo_rivelazione
SPAZIO INDUSTRIALE TERNI / 1 dicembre 2018
Il movimento d’ingaggio avviene in uno spazio dai forti connotati lavorativi. L’artista torna nella sua città, Terni, e affronta la complessità del tema industriale con un evento di sintesi propulsiva. Per un singolo giorno rimappa il luogo attraverso un cortocircuito semantico e concettuale, ribaltando il ciclo lavorativo in un flusso di ossigenazione creativa.
A Quantum Experience #1 (2017), nato per La Serpara di Paul Widmer, sarà installato nel piano superiore dell’azienda. A Quantum Experience #2 (2018) sarà invece allestito nella zona produttiva e comprenderà 5 lavori sulle sculture pubbliche di Terni e 6 lavori connessi alla Torre Orsina di Aurelio De Felice. Un evento che è un respiro unico, concentrato, detonante.
Movimento due_accrescitivo_conoscenza
MUSEO SCHEGGINO dicembre 2018 – gennaio 2019
Il secondo movimento si dispone nel piccolo complesso museale di Scheggino. Una voluta integrazione alla memoria atavica del territorio, nel cuore profondo di un’Umbria che è metafora del processo elaborativo. Una regione che esalta la natura primitiva del paesaggio, la potenza resistente della pietra, la generosità della terra agricola. Scheggino accresce il primo movimento che era volutamente circoscritto ad un solo giorno, evidenziando una durata ciclica del respiro, un accrescimento che induce alla piena conoscenza.